Vogue Fashion’s Nigh

La Vogue Fashion’s Night Out si festeggia in Sartoria. Da Principe, naturalmente.

La Vogue Fashion’s Night Out si festeggia in Sartoria. Da Principe, naturalmente.

Il countdown per la notte del 17 settembre è già iniziato, e la Vogue Fashion’s Night Out da Principe di Firenze ha il gusto di una sorpresa esclusiva..

Non solo per il Vip Dinner Party, su invito, ma per una presentazione che è moda della moda: la sartoria su misura Principe di Firenze.

Al secondo piano del negozio di Via del Sole l’appuntamento esclusivo con il su misura sarà il cuore di un viaggio all’interno di un veri e proprio “laboratorio del nobile contemporaneo"..

Tessuti esclusivi, modelli, dettagli preziosi, il sarto a disposizione per consigli, prove, spiegazioni su cosa rende un capo di sartoria un abito superiore per fascino, stile e durata nel tempo.

Con un’ulteriore sorpresa per tutti: il supervoucher che dà diritto entro febbraio 2016 ad usufruire del talento del sarto con una promozione imperdibile.

 

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una sartoria

Elogio del su misura

Principe di Firenze è da sempre anche una sartoria.

Una di quelle di una volta, dal fascino antico di mazzette di tessuti prestigiosi, con il suono rassicurante della macchina da cucire e il frusciare leggero dei gessi sui modelli o che segnano le imbastiture di un’asola o di un quadro di morbido shetland che deve tornare perfettamente sulla schiena o alle maniche.

Per celebrarla siamo stati i primi a dare alle stampe un libretto, Arbiter Elegantiarum, che è rimasto un vero e proprio cult… e che presto riproporremo.

Niente può eguagliare il fascino di scegliere il tessuto e farsi cucire un completo impeccabile. Un vecchio sarto meticolosissimo si prese la briga di contarne i punti di cucitura: sono più di centomila!

Nel frattempo, per abituarsi all’idea e – perché no, visitare ogni pomeriggio la sartoria del nostro negozio a Firenze – ecco alcune regole con cui familiarizzare.

http://www.principedifirenze.it/collections/giacche-abiti-uomo/

una sartoria


tempo libero

Tempo libero o liberato?

Gli inglesi lo chiamano “leisure”, un termine che deriva dal latino liceità, ovvero assenza di costrizione. E proprio i latini distinguevano il tempo in otium, quello per sé, e negotium quello destinato agli affari.

Un tempo libero dunque prerogativa di libertà, ben diverso da quello “liberato” la cui nozione risale all’epoca industriale con l’introduzione del diritto alle ferie.

Va da sé che leisure o otium che sia il tempo libero qualificato ha i suoi rituali d’eleganza, praticità e presentabilità. E a questo proposito può esser utile rammentare il tizio che, suonando il campanello a un vicino presentandosi alla porta in shorts e sandali infradito ultima moda, si sentì rispondere: toh, un apostolo!

Battute a parte il vero tempo libero è raramente inoperoso: serve a coltivare passioni, a incontrare persone a tenere relazioni spesso più importanti di quelle che si è costretti a segnare nell’agenda di lavoro.

Cose che non si possono fare in giacca e cravatta ma nemmeno con quel che capita.

Secondo le proprie attitudini e il proprio tempo libero, ad eccezione dell’abbigliamento tecnico e specializzato di chi si trova a praticare uno sport (ma limitato solo alle ore di sport) ecco allora riscoprire il fascino senza tempo dei comodi chinos, della fantasia e di comfort delle bretelle (senza escludere la mitica cintura in elastico intrecciato) di una serie infinita di giubbotti pratici e confortevoli e della camicia più colorata e divertente, da portare rigorosamente aperta al collo.

Spazio dunque a materiali di pregio, a dettagli che rendono unico il capo, alla qualità di cuciture e alla sartorialità a volte sorprendente delle creazioni e a prezzi adeguati.

E attenzione a non confondere il casual con il casuale, soprattutto per quel che riguarda gli abbinamenti con l’età e personalità.

Anche se in questi tempi resi frenetici dalla crisi economica e da quella ben peggiore dell’identità, dove ogni cosa sembra essere accettata o addirittura ignorata, il pericolo latente è che i figli vogliano vestirsi e imitare i padri e i padri essere come i figli.

tempo libero


pochette e fazzoletti

Fazzoletto o pochette dunque sono

Pochette e fazzoletti hanno un’eleganza innata, cui si attribuisce talvolta ingiustamente il senso antico dell’inutilità.

In tempi fin troppo materialisti il taschino della giacca è sempre più spesso ricovero per occhiali, penne, astucci per sigari e persino gli auricolari del telefonino.

La riscoperta di questo accessorio è dunque più che un atto di vanità, ma un preciso messaggio di libertà. A condizione che si conoscano le regole di base.

 Il fazzoletto ha quelle più difficili, che dipendono dalla stiratura, dal colore e dal modo in cui si lascia sporgere dal taschino.

No alle doppie punte e un no deciso anche a ridurlo ad appena una mostrina di sapor militare.

Nella difficoltà di abbinamento alla cravatta è inoltre sempre preferibile il neutro, se non il bianco.

Altra cosa è la pochette, piegata a “polipo” e infilata nel taschino. Con la cravatta la regola non è mai l’abbinamento formale, ma un solo punto di colore che non la faccia stonare.

In entrambi i casi il tessuto dev’essere in equilibrio con l’abito non solo per contrasto di colore.
Essendo infine indice di estroversione attenzione a farli sporgere troppo sconfinando nell’esibizionismo.