Chi ha bisogno del camerino?
Una delle (ultime) correnti di pensiero è che è difficile acquistare capi e accessori online, perché non c’è il camerino di prova.
Peccato che i tempi siano profondamente cambiati, che il diritto di restituzione di un acquisto errato sia un must sacrosanto, e che gli ultimi sondaggi associno il camerino di prova all’idea di un commesso o di una commessa che stanno lì nei pressi e ti tengono il fiato sul collo.
Tanto che, potendo scegliere, chi entra nei camerini dei negozi tradizionali preferisce sempre quelli più defilati, isolati e lontani. Una curiosità come tante in fatto di sondaggi sui comportamenti d’acquisto. Ad esempio la facilità di parcheggio che orienta il 73% delle nostre scelte di meta per lo shopping, il 33% che paga solo in contanti, il 20% che sceglie il prodotto in fondo alla pila perché lo considera più nuovo, il 90% che indossa il capo in prova senza le scarpe e non capisce davvero l’effetto che farà il capo una volta che le indosserà o il 20% che chiede se può avere la gruccia e uno sconto.
Riguardo al camerino, però, la componente psicologica che ci mette in rapporto con l’intimità del nostro corpo è evidente. Una sorta d’ansia che in genere diminuisce con l’età e l’accrescere della propria consapevolezza. Si arriva insomma a un punto in cui non è più necessario scattarsi un selfie e inviarlo a qualcuno per avere un ok per l’acquisto. E per fortuna.
Esprimere il proprio stile in qualsiasi situazione
Esprimere il proprio stile in qualsiasi situazione
Uno dei metodi più interessanti per costruire un guardaroba impeccabile senza perdere tempo e risorse, è il sistema a tre variabili: contesto, impegno e stagionalità.
Questa strategia, oltre a comprendere ovviamente estate, inverno e stagioni intermedie, si basa sulla considerazione dei contesti formali, informali e sportivi in cui ci si può trovare e sulle variabili cerimonia, sera, giorno che ne costituiscono l’ossatura.
Il bilanciamento è dato dalla quantità di occasioni fornite dalla propria indole e dal ruolo sociale.
Sarà poi un certo impegno nel tempo a ricercare e selezionare i capi migliori e a tenere sempre aggiornata – a se stessi prima che alla contemporaneità – la propria immagine. Il proprio stile.
Naturalmente ci sono dei “must” inossidabili al tempo, alle mode e persino al carattere di ognuno, come un bel blazer blu, una grisaglia grigia, un buon numero di camicie bianche e azzurre (che non escludono righe e lavorazioni) e scarpe nere e marroni classiche, preferibilmente allacciate.
Visita il nostro negozio online o vieni a trovarci nei nostri punti vendita per riuscire ad esprimere il tuo stile in qualsiasi situazione.
Sindrome da insufficienza di armadio
E’ un peccato buttarlo, ovvero la sindrome da insufficienza di armadio
Abbiamo appena detto che avere nell’armadio l’abito giusto (e in ordine) fa risparmiare tempo e denaro.
Già, ma come trovarlo se l’armadio non basta mai? Anzitutto imparando a combattere l’abitudine piuttosto comune di “declassare” le cose che si portano poco o non si portano più come abiti da casa.
E’ un nostro controsenso. Primo perché il tempo che si vive in casa è comunque il nostro tempo, e poi perché il cardigan che ha fatto i pallini o la camicetta dal taglio un po’ bislacco non saranno mai d’aiuto al relax delle mura domestiche, semmai, al contrario, producono una certa ansia.
Inoltre siamo proprio sicure che indossare in casa la felpa abbinata al pigiamone non sia contagioso per la nostra immagine, tanto da portarsene dietro gli effetti anche quando ci vestiamo per uscire?
Anche se nessuno (o quasi) vi vede indossare qualcosa che non piace più non contribuisce certo a rafforzare l’autostima
Da queste considerazioni le prime due regole:
- indossare anche in casa qualcosa che ci piace, mediamente preziosa e valorizzante,
- e regalare o gettare i capi e le cose che non indosseremmo mai per uscire.
Otterrete così in un colpo solo molto spazio nell’armadio, un vero relax nei momenti di riposo domestico e – se non vivete da eremite – un progressivo, magico miglioramento delle vostre relazioni domestiche.
Ottenuti questi due risultati noterete che l’armadio già comincia a respirare un po’ meglio, ed è a questo punto che subentra la terza regola: riporre piegati i capi che non dovrebbero essere appesi.
E’ probabile che non lo sappiate ancora, ma nello spazio che occupa un capo appeso alla gruccia si possono tranquillamente riporre fino a quattro capi piegati e fidatevi pure del calcolo perché è stato fatto da delle vere maestre in fatto di risparmio di spazio: le giapponesi.
Piegando con cura maglioncini, camicie, magliette, gonne e persino quegli abiti che se lo possono permettere, oltre che allungarne la freschezza e la vita, eviterete anche il poco elegante effetto da reparto consegne della lavanderia.
Lo sappiamo, a questo punto state pensando che i capi piegati si riempiranno di grinze. Ma siete di fronte a un falso mito della “fisica” dell’armadio: le grinze sono causate dall’eccessiva pressione e dal peso, mai da una semplice e corretta piegatura.
Un ultimo consiglio, infine, riguarda la cura dei capi stessi. Prima di riporli in armadio assicuratevi che siano pronti per essere indossati alla prossima occasione. Se c’è un bottone da rinforzare, un orlo che sta cedendo o semplicemente il capo deve essere rinfrescato o stirato: provvedete senza rimandare alla prossima volta.
Un armadio di vestiti e niente da mettersi.
Il solito problema: un armadio di vestiti e niente da mettermi.
Prima o poi ci si dovrà abituare all’idea che le mode passano e a volte ritornano, ma noi siamo sempre qui.
Quante mode abbiamo visto svanire quasi nel nulla, cullate solo dallo spazio di una stagione o dall’effimera apparizione su un giornale più o meno blasonato.
Dunque il problema – se mai ce ne dovesse essere uno – non è la moda. Seguirla, non seguirla, rifiutarla, amarla, lasciarsene in una certa misura condizionare, sono solo alcune delle mille possibili sfaccettature e interpretazioni di una cosa sola: noi e la nostra eleganza.
E’ l’eleganza – vivere con eleganza – la chiave di tutto. Il centro di un universo dove il colore, la foggia, la lunghezza di una gonna o l’altezza di un tacco sono l’eclissi che a volte ci sorprende, ma non la sua più intima sostanza. Non a caso il termine moda è vocabolo recente.
L’eleganza invece affonda le sue radici nel latino eligere, ovvero scegliere.
L’esperienza più antica ci insegna che c’è un antidoto alle tante giornate che spesso si trascinano stancamente, tra i mille impegni della nostra natura e realizzazione femminile, ed è che si può aggiungere un po’ di verve alla vita di tutti i giorni.
Come? Scegliendo di essere eleganti.
Definire l’eleganza tuttavia è difficile, perché non ne esiste solo una. Si può essere elegantemente classiche, casual, moderne, persino leggermente trasandate. Di una cosa sola siamo certe: che quando la vediamo siamo immediatamente in grado di riconoscerla, e talvolta, ahinoi, anche un po’ di invidiarla. Ma ciò che riconosciamo o invidiamo, a seconda dei casi, non è mai l’oggetto – bello quanto ci pare – ma qualcosa di più complesso, che ha a che fare con la nostra autenticità.
Occorre allora un po’ d’esperienza per gestire ogni aspetto della nostra vita con equilibrio e padronanza di sé. Quel mix di scelte che va oltre ciò che si indossa, capaci di renderci uniche e irripetibili e aggiungere grazia al nostro guardaroba, alla nostra casa, alle nostre relazioni professionali e sociali.
L’eleganza non è un impegno eccessivo, ma un modo di vedere le cose da un punto di vista diverso.
Ci avrete fatto caso: le adolescenti, nell’insicurezza della loro personalità in formazione e nell’ansia da accettazione sociale, sono le più influenzabili dalle mode, eppure non sono quasi mai eleganti. Per dirla con l’ironia dello scrittore americano Mark Twain, l’abito non farà il monaco, ma in società le persone nude non contano quasi niente.
Eppure è dalla nostra nudità che nasce la vera eleganza. Dal sapersi osservare anche con un po’ di crudeltà di fronte allo specchio, e soprattutto dal mettere al bando ogni pigrizia nella cura e nell’igiene del proprio corpo e delle proprie cose.
Si impara così a mettere in relazione cose apparentemente lontane tra loro e scoprire il mistero per cui andare a letto la sera rinunciando per stanchezza a struccarsi, non ci permetterà la massima eleganza il giorno successivo.
Così come il miglior cashmere un po’ raffazzonato non può sostituire freschezza e stiratura. Sono piccole cose, istintivi gesti quotidiani apparentemente di limitata importanza, che però ci aiutano a cambiare il nostro modo di vedere noi stesse e il modo in cui il mondo ci accoglie e ci guarda.
A cominciare da quell’equilibrio e dalla sicurezza in se stesse che, giorno dopo giorno, ci aiuterà a dire con sempre maggiore consapevolezza l’intramontabile massima di Oscar Wilde: la moda è quel che uno porta, quello che portano gli altri è già passato di moda.
E non facciamone, per carità, una questione di sacrificio o di prezzo. Perché ognuna di noi sa bene quel che si è disposte a fare per la propria bellezza, così come avere nell’armadio l’abito giusto e in ordine fa risparmiare tempo e denaro.