Per non assuefarsi al concetto dominante di “store”,  spesso monotematico e spersonalizzante, occorre ripensare ogni volta alla passione creativa e propositiva del negozio classico.

Tra tanti non-luoghi l’unico posto dove si crede ancora fermamente all’autodeterminazione del cliente e che lo vede, prima ancora che come acquirente, come fondamentale punto d’equilibrio tra un lavoro costante di ricerca dell’utile e del bello, e la sua personalità in termini di bisogni, opportunità e desiderata.

Emozione rara, suggestione quasi impalbabile, esperienza che per contrasto può persino definirsi “laica” e che però diventa concreta ogni volta che vi si mette piede e se ne percepisce la differenza.

Solo allora un capospalla, un accessorio o persino una griffe, escono dalle loro personalità talvolta asettiche o troppo ingombranti, per adattarsi a uno stile che non ammette nessun’altra imposizione che se stessi.

Solo così l’occasione d’acquisto è anche e soprattutto espressione di confronto, disinteressata curiosità e cultura.