Parola d’ordine… ricondizionare!
C’è il piacere del nuovo, ma ce n’è uno che può essere persino più grande che consiste nel ricondizionare.
Parliamo naturalmente di grandi capi: la cucitura impeccabile, il tessuto prezioso che oggi non fanno più e contemporaneamente una foderatura che cede o quella variazione di taglia che non deve farci impensierire.
Alleato di questo doppio e rinnovato piacere è il sarto, che pazientemente si occuperà di risolvere creativamente la questione.
Due colpi di cucito, un’abbottonatura nuova, un nuovo calcolo delle spalle o del taschino interno che custodisce magari il mezzo toscano d’ordinanza.
Su questo terreno etica e aristocrazia si incontrano e – spesso – si spiano.
Si può arrivare all’invidia sincera per un tabarro del secolo scorso ricondizionato e arricchito di comodità nuove.
Così il capo diventa anche la sua storia e indossare entrambi può far guardare con consumata sufficienza a chi non ha provato per un capo d’alta sartoria quel sincero affetto che non si potrà mai provare per un nuovo prodotto in serie.