La barba: tra know how, rito e nostalgie contemporanee
Portarla o non portarla non fa in fondo così differenza. La barba infatti è anzitutto simbolo, comunicazione, espressione dell’uomo “altra” dalla banalissima e sempre più inesatta virilità. Lo dimostrano la quantità di cure che ogni uomo le dedica, qualsiasi sia la sua etichetta, e che in tempi modernissimi e futuri di superamento della condizione hipster, si avvicina ormai alla benedetta parità con la donna. Balsami, creme, essenze.
Attorno alla barba maschile stanno crescendo di pari passo attenzioni e mercati cosmetici come mai accaduto in passato, percentuali a due cifre anno dopo anno. Anche questo forse segno di evoluzione di civiltà, più che di stratificazioni di mode. Basti pensare, almeno per chi ne ha età e memoria, a certe barbe intellettuali, incolte e improbabilmente rivoluzionarie degli ultimi trent’anni del secolo scorso e arrivare ad oggi per farsene una ragione e avviare una seria riflessione.
Riflessione che, forse a causa della “barba” che farebbe, non ha nulla di filosofico. E’ piuttosto una domanda pratica: deve piacere a me o agli altri? Si sa che la risposta può variare per età e censo e anche più volte nella vita, ma certo è che un rituale della barba è proprio alla base di ogni uomo, appena dopo la sua “educazione sentimentale”.
A patto naturalmente di riscoprirlo come fenomeno dell’oggi, immune a qualsiasi nostalgia che non sia semplice esperienza, skill, know how. Le parole simbolo del contemporaneo.
Scelto un buon rasoio, quindi, anche senza dover per forza divenire esperti di forgiature dell’acciaio, occorrerà reperire i fondamentali. Tra i luoghi consigliati c’è naturalmente Principe di Firenze, i cui shop e l’online sono segni sicuri di soddisfazione e significato, introvabile in luoghi che vanno dal supermercato all’haute parfumerie.
Si parla di beni universali dell’umanità maschile come un funzionale pennello da barba (date un’occhiata a quello col manico d’alluminio) e alla saponetta di schiuma da barba emolliente (fa ancora scuola la mandorla Valobra) sulla quale “creare” quasi a istinto la schiuma nella giusta consistenza e quantità.
Per il resto semplici saperi che ci hanno accompagnato nei secoli. Il viso si prepara alla rasatura con acqua calda, meglio raderlo dopo la doccia e non prima, e si risciacqua con l’acqua fredda. Meglio fare pelo e contropelo con scrupolosa attenzione. Indispensabile, per le facce non più sedicenni, aiutare con le dita la tensione dei tessuti all’angolatura della lama, che altrimenti lascerebbe millimetri incolti come isole.
Qualcosa d’alcolico per rinfrescare e profumare la sensazione di libertà e freschezza che si avrà nelle ore successive e il gioco è fatto. Regole quasi da bisnonno o trisavolo, ma che si portano dietro una riflessione che è come un invito a una consapevolezza “altra” della propria barba. Ed è che probabilmente il vostro bisnonno o trisavolo si faceva la barba esattamente come un re. Anche se non lo era.