Di cotte e di crude, ecco le sete da papillon Principe di Firenze

Un papillon in seta firmato Principe di Firenze è un concentrato di storia ed eleganza. Sceglietelo nelle pratiche versioni col gancio oppure nella tradizionale silhouette da annodare al volo e avrete immediatamente un look di cui andare a testa alta.

La scelta delle fantasie è praticamente infinita, grazie a una larghissima selezione di sete italiane di cui Principe di Firenze si vanta a buon titolo, viste le tante sete meno pregiate ed estere che ormai affollano i mercati. E proprio della storia della seta conviene fare un rapidissimo ripasso.

Per prima cosa perché ormai – e Principe di Firenze è il luogo e lo store online adatto – si deve conoscere a menadito la differenza tra le diverse sete: greggia, cruda oppure cotta o lavata. Vederla, soppesarla, approfondirne la conoscenza in ogni sfumatura di leggerezza, resistenza e colore.

Se ne siete curiosi vi interesserà sapere almeno i fondamentali. Nei suoi tremila anni di storia, dal momento che la prima filatura della seta nasce in Cina mille anni prima dell’era cristiana, la bava del baco da seta (in latino Bombix mori) che avvolge i bozzoli fino alla trasformazione in farfalle, si solidifica velocemente all’aria.

Non tutto il filamento però è seta, a questo si aggiunge un buon venti per cento di una proteina solubile in acqua, la sericina, che funziona da legante e irrobustente. Nel processo di filatura si parla di seta grezza quando non c’è stato nessun processo di lavaggio e di separazione di queste componenti del filamento. Di seta cruda, quando c’è un leggero lavaggio e di seta cotta o lavata, quando in più lavaggi viene eliminata interamente la parte collosa.

papillon principe

I diversi tipi di seta hanno naturalmente altrettanti tipi di pregio e di prestazione.

La particolarità sta nella successiva lavorazione col colore (sia esso stampato o tinto in filo) che necessita per ben stabilizzarsi sulla seta della maggiore purezza possibile.

E’ per questo che di solito le sete grezze e crude, per quanto bellissime, sono spesso monocolore e nei toni naturali. Mentre le sete cotte o lavate, più morbide al tatto, hanno una totale versatilità a qualsiasi tinta e stampa.

In qualsiasi modo la preferiate, però, dovreste sempre ricordarvi di avere tra le mani, in forma di cravatta o papillon, un materiale unico e delicatissimo.

Che va trattato con tutti i riguardi. Non tanto nell’indossarlo, perché risulta resistentissimo alle performance anche sostenute, ma nella sua manutenzione. La seta ama poco l’acqua e i lunghi lavaggi, che praticamente la dissolverebbero e ancora meno certi solventi nei detersivi che possono aggredirne la struttura.

Una cravatta macchiata, a meno che non la si possa recuperare inumidendo brevemente il tessuto, è bene portarla in lavanderia e affidarla all’esperienza di un professionista. Inoltre è sempre bene, una volta indossata, lasciare altrettanto tempo di riposo per non sottoporre a inutile stress la fibra e il capo.

Con questi pochi, semplici accorgimenti, un papillon Principe di Firenze può durare una vita intera, senza mai usurarsi al punto da doversene disfare.

I due must have dell’uomo a capodanno. Se non li avete fateveli regalare.