La cravatta, la seconda spina dorsale dell’uomo elegante
Anche in tempi sempre più orientati agli stili più informali, la cravatta rimane un accessorio indispensabile e insostituibile dell’eleganza maschile.
Forse la si indossa un po’ di meno, ma sicuramente la si indossa meglio. Se ne può fare a meno in sempre più contesti lavorativi, anche di alto e altissimo livello, talvolta persino nelle cerimonie, soprattutto se avvengono in estate. Eppure indossarla dà sempre la sensazione di un outfit davvero impeccabile, correggendo e addirittura nascondendo la qualità del taglio di una giacca o la qualità del tessuto con cui è stata realizzata.
Naturalmente se si ha il buon gusto di saperla scegliere, indossare, abbinare. Materia non facile, sulla quale torneremo spesso parlando delle cravatte proposte da Principe di Firenze e realizzate in proprio con fogge, tessuti e disegni tra i più rari ed esclusivi.
La riflessione che vorremmo fare oggi è il contrasto tra la delicatezza di questo accessorio e la sua forza effettiva.
Non a caso ancora definiamo la cravatta come una seconda spina dorsale (in tempi di 2.0 diremmo quasi un esoscheletro dell’eleganza maschile) e ciò è dovuto alla capacità della cravatta di “resistere” al nodo quotidiano anche molto stretto, rimanendo – in particolare nel caso delle cravatte Principe di Firenze – quasi eternamente giovani e in forma.
Fateci una riflessione e magari un esperimento: annodate un tessuto da giacca o da pantaloni, e vedrete che dopo un nodo tenuto per le ore in cui si porta annodata una cravatta, il tessuto già mostrerà stanchezza e addirittura si rovinerà. E parliamo di tessuti ben più consistenti di una seta garza sottile o di altri filati nobili e sottilissimi. E’ questa la magia della vostra cravatta Principe di Firenze.
Una magia che può rimanere viva per sempre grazie a una manutenzione davvero minima: lasciar “respirare” la cravatta sciogliendone delicatamente il nodo ogni sera e riponendola in pari per una notte e poi – quando serve – una stiratura a vapore che abbia l’accortezza di non toccare e premere mai sul tessuto.
Tanto che quasi sempre non occorre nemmeno un ferro da stiro, ma il semplice vapore che si sprigiona in bagno dopo una doccia calda.
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